domenica 15 maggio 2016

LA DIDATTICA DELLA TROMBA TRA PASSATO E PRESENTE



 
INTRODUZIONE

 
https://drive.google.com/open?id=0B8PHge-eNBHaNmlNZUJiZVFVN1U
 
Col trascorrere degli anni, il linguaggio musicale si modifica, in tutte le sue forme ed in tutti i suoi aspetti. Com’è ovvio che sia, in un simile quadro in costante mutamento, anche gli strumenti nelle mani di chi si è trovato, si trova e si troverà ad insegnare “musica” saranno diversi, a seconda dell’epoca che andremo ad analizzare. A questa regola non si sottraggono i trattati/metodi didattici per l’insegnamento della tromba, e non è necessario un diploma di Conservatorio per arrivare ad intuire che la didattica di questo strumento ha subito profonde modificazioni, sostanzialmente per due motivi:
 

1   La nascita del repertorio strumentale, come diretta conseguenza dell’adozione a partire dalla fine del XVIII secolo di una metodologia didattica definita lineare.
2   La mutata condizione del musicista d’orchestra, chiamato sempre più spesso ad eseguire correttamente una partitura scritta con dovizia di particolari esecutivi (dinamiche, articolazioni, fraseggi, e quant’altro).
 
Sotto un profilo che abbraccia differenti ambiti di analisi, anche extra musicali (filosofia, sociologia, urbanesimo, architettura, progresso scientifico, evoluzione tecnologica, perfino le scoperte geografiche), è possibile quindi tracciare due confini storici più o meno marcati: il primo è da definire “pre romantico”, ed il secondo per assonanza “post romantico”.
In epoca precedente al Romanticismo musicale, infatti, l’esecutore, il compositore e l’improvvisatore coesistevano quasi sempre nella medesima persona, la quale si trovava a suonare, comporre musiche d’uso corrente (per lui, per i suoi colleghi e per il pubblico), e spessissimo ad improvvisarci sopra, esattamente come gli odierni strumentisti appartenenti all’area della pop music. In ambito didattico, questo aspetto si traduceva in un rapporto docente/discente paragonabile a quello della bottega artigiana, in termini di processi di trasferimento di competenze, conoscenze ed abilità.
Con l’avvento del movimento romantico, inizia la trasfigurazione di molte forme musicali, le quali, da strutture formali d’uso corrente assurgono al rango di forme “colte” (un esempio su tutti: la forma sonata), e la cosiddetta “didattica lineare”, mantenendosi in perfetta
e coerente linea con la produzione in serie di beni di consumo semilavorati, tipica dei grandi stabilimenti industriali sorti nei primi decenni del XIX secolo, produce centinaia e centinaia di esecutori con le medesime caratteristiche e formatisi sugli stessi metodi (strumenti didattici che, nel giro di breve tempo, soppianteranno gli antichi trattati di interpretazione e prassi esecutiva: oggi, dando uno sguardo ad un catalogo di una qualsiasi casa editrice musicale, si può facilmente avere un ordine di grandezza dell’enorme diffusione che la metodica ottocentesca abbia avuto).

Questa situazione non cambierà, perlomeno in Europa, se non dopo la Seconda Guerra Mondiale, sull’onda lunga degli effetti che il jazz e le avanguardie apportarono al linguaggio musicale. In un’ottica post romantica, quindi, si assiste, in buona sostanza, al prendere corpo di un rinnovato interesse per tutto ciò che la notazione tradizionale non riesce ad esprimere sulla carta, in termini di qualità timbriche innanzitutto, ma anche in seconda battuta di ritmo, fraseggio ed espressione.
Lo scopo di questo “lavoro” è mettere a confronto due stili di didattica strumentale, tra passato e presente, dell’insegnamento della tromba.
 
I testi che verranno comparati in questo lavoro saranno dunque:
 
1   Modo Per Imparare A Sonare Di Tromba, di Girolamo Fantini (1638) TIB01, a cura di Igino Conforzi, Ut Orpheus Edizioni, Bologna, 1998.

2    Nuova Scuola d’Insegnamento della Tromba in Sib. (Cornetta) e Congeneri, di Serse Peretti (1922) E.R. 644, Edizioni G. Ricordi, Milano.
 

https://drive.google.com/open?id=0B8PHge-eNBHaaWFIUnJsbEM4eTA





1 MODO PER IMPARARE A SONARE DI TROMBA

https://drive.google.com/open?id=0B8PHge-eNBHaX1hKbW5zSy1RVVk

 



 

G.FANTINI, 1638
 

Il testo consultato è una ristampa anastatica dei manoscritti originali, conservati in varie Biblioteche (Firenze, Bologna, Venezia, Berlino, Parigi, New York); anagraficamente, non è il primo testo che prende in esame il corpus delle informazioni relative alla tromba, in quanto Tutta l’Arte Della Trombetta (!) di Cesare Bendinelli è stato pubblicato nel 1614, quasi venticinque anni prima: di sicuro è il primo testo che affronta il materiale (teorico e pratico) con una certa organicità, con lo scopo non palese ma facilmente apprezzabile di affrancare uno strumento fino ad allora utilizzato al di sotto delle sue reali potenzialità; si legge, infatti, a pagina VII:

 

https://drive.google.com/open?id=0B8PHge-eNBHaVC1UX1pVZW5GbTQ
 

II Modo per imparare a sonare di tromba costituisce un’opera fondamentaIe neIIa storia di questo strumento. AII’inizio deII’epoca barocca Ia tromba era ancora reIegata a funzioni miIitaresche e cerimoniaIi che rispecchiavano una tradizione radicata nei secoIi e tramandata per Io più oraImente. Fantini contribuisce in modo determinante aII’accogIimento deIIa tromba neI mondo deIIa musica coIta che, tra ‘500 e ‘600, aveva determinato un forte mutamento neIIa tecnica costruttiva ed esecutiva degIi strumenti.

 Il metodo, è diviso nettamente in due parti.

La prima prende in considerazione il corpus delle informazioni teoriche e pratiche da possedere in via preliminare: la successione degli armonici e le quindici toccate, per esempio, costituiscono un primordiale esempio di “repertorio” della tromba fatte le debite considerazioni di carattere storico, stilistico e sociologico –, nel quale grande attenzione è riposta nell’articolazione dei suoni e nel fraseggio; l’Autore, infatti, avverte che

 
Devono i professori di detto strumento sonare con Iingua puntata, che iI sonar di fiato non forma voce perfetta. […] quando si troveranno note di vaIore, cioè di una, di dua, e quattro battute, si devono tenere in modo cantabiIe, con mettere Ia voce piano, e poi venir crescendo sino aI mezo vaIore deIIa nota, e con I’aItro mezo andar caIando sino aI fine deIIa battuta […] Ia Tromba non forma du ut: però si devono fuggire come fa iI perfetto cantore, che non forma passaggi in i, in u.

In effetti, vedere una serie di note con una, o anche più, serie di indicazioni di fraseggio indicate sotto di esse (dalle più semplici, come “te-ghe-da” alle più complesse ed evocative oggi farebbero sorridere come “butta-la-tenda”…) è un fatto che lascia trapelare che già verso la metà del XVII secolo, la tecnica della tromba era già piuttosto evoluta e raffinata, nonostante la limitatezza dei contesti nella quale era utilizzata.
https://drive.google.com/open?id=0B8PHge-eNBHaczdiTlRXMkJNNzg
 

La seconda parte, invece, comprende una collezione di composizioni (sonate e danze per tromba e continuo o a due trombe, per lo più), dedicate a nobiluomini, in maggioranza fiorentini. La struttura melodica, armonica e formale di queste composizioni, alcune di esse scritte per altri strumenti ed adattate per essere eseguite con la tromba, è piuttosto semplice: si tratta per lo più di forme bipartite, con armonie che raramente si discostano dall’alternanza di accordi di tonica e dominante, e con melodie  di carattere marcatamente diatonico1; ciò nonostante, risulta interessante valutare un primo tentativo di affrancamento della tromba dall’utilizzo prettamente militaresco.
 
https://drive.google.com/open?id=0B8PHge-eNBHaRmpFM3JaYnFEd28

 In conclusione, si può senza dubbio affermare che il metodo di Fantini si propone come una pubblicazione decisamente al passo con i suoi tempi, ben cosciente del suo intrinseco valore di elite.
 
 

2 - NUOVA SCUOLA D’INSEGNAMENTO DELLA TROMBA IN SIB. (CORNETTA) E CONGENERI

S. PERETTI (1922)
 
(N.B. Quest’opera è divisa in due parti; nel presente lavoro comparativo, viene esaminata soltanto la prima.)
 
 
Nella Prefazione al suo metodo, Serse Peretti, Insegnante di Tromba, Trombone e Congeneri2 presso il Conservatorio “Verdi” di Milano, si lamenta della deriva eccessivamente espressiva degli strumenti d’ottone a bocchino, a seguito dell’introduzione dei pistoni, avvenuta qualche decennio prima. 
Il metodo, quindi, si propone come una sorta di mezzo di “restaurazione didattica”, attraverso un’operazione editoriale combinata: da una parte, il riappropriarsi dei tratti che costituiscono l’idioma originale della tromba, dall’altra il recepire le novità introdotte dai metodi per gli altri strumenti (Kreutzer per il violino, Dotzauer per il violoncello, Czerny e Hanon per il pianoforte, e via di seguito). Non è un caso, quindi, che, dopo la Prefazione, siano riportate
«Notizie Storiche e Tecniche sulla Tromba» e venga data notizia del più corretto «Modo di Tenere lo Strumento».
La grande differenza tra il Peretti e il Fantini è evidente già dalle primissime pagine; infatti, se nel secondo si potevano delimitare, con sufficiente tranquillità, due grandi sezioni, nel primo l’Indice conta ben ventuno capitoli, dei quali i primi tre discorsivi. Inoltre, a rimarcare la diversità delle due pubblicazioni, sta il fatto che ognuno dei diciotto capitoli, per così dire, “pratici” del Peretti prende in considerazione uno dei tanti aspetti della tecnica strumentale, e su di essi si indugia anche molto, come dimostrano i numeri nella tabella riportata di seguito. Anche numericamente, quindi, si valuta senza troppo sforzo il peso dato agli esercizi per lo sviluppo ed il potenziamento delle caratteristiche di resistenza dell’allievo, in termini di muscolatura facciale. Si ravvisa, quindi, una polemica neanche troppo velata con altri metodi usati al tempo di Peretti, primo fra tutto quello di Arban3, al quale Peretti contesta l’eccessivo peso assegnato agli aspetti della mera tecnica, secondo lui fine a stessa. Sforzandosi di trovare una motivazione sensata ed appropriata a questo tipo di atteggiamento, si può ragionevolmente affermare che Serse Peretti, nella duplice veste di Docente di Conservatorio e di membro dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano durante i primi decenni del ‘900, si sia reso conto ad un certo punto
della sua carriera che, per essere in grado di esercitare dignitosamente la professione di orchestrale in un teatro italiano di inizio XX secolo, non fosse necessaria troppa tecnica, o quantomeno che questa fosse subordinata alla resistenza muscolare: a titolo di lecito avallo di questa tesi, si rilegga la frase chiave della Prefazione, riportata nella pagina precedente che bolla come “intempestiva” ed “ingiustificata” la fretta di molti esecutori (allievi, docenti e/o professionisti in senso lato) nel cimentarsi con il legato, lo staccato e “l’agilità meccanica” correlata a questi aspetti della tecnica.
Il suo metodo, pertanto, costituisce uno strumento didattico rivolto a quell’utenza studentesca, primo novecentesca e nord italiana, destinata all’inserimento nelle fila di qualche orchestra più o meno stabile, impegnata a proporre sostanzialmente repertorio operistico italiano, francese e tedesco collocabile storicamente tra il 1830 ed il 1910. Il fatto che, ancora oggi, il Peretti sia utilizzato nei Conservatori italiani4 dimostra quanto la didattica strumentale, anche ai livelli più alti del sistema istruzione, non sia al passo coi tempi: un percorso di studi come quello tracciato da Peretti appare oggi anacronistico, a cominciare da un realistico quanto cinico ragionamento sulle opportunità di  impiego in ambiti lavorativi come quelli  descritti poc’anzi; la professione trombettistica di oggi impone che metodi come questo vadano integrati con materiali più aggiornati.
 
https://drive.google.com/open?id=0B8PHge-eNBHaRXQ5OXVlWFdmSWM
 
https://drive.google.com/open?id=0B8PHge-eNBHadG8wTU5uQURTNHM
 

NUOVA METODOLOGIA D’INSEGAMENTO PER LO STUDIO DELLA TROMBE E CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEI BOCCHINI

 
In considerazione che i “Vecchi metodi Tradizionali” restano comunque un valido aiuto per l’insegnante, ora l’innovazione nella didattica moderna per l’insegnamento della Tromba, induce l’insegnante all’introduzione, nonché all’uso di una metodologa d’insegnamento che richiama vari aspetti, non riguardanti solo ed esclusivamente la tecnica dello strumento, ma anche aspetti cosiddetti “fisici” che interessano la muscolatura facciale, con degli esercizi di “Buzzing” (vibrazioni con il solo bocchino), agli esercizi di flessibilità (advanced lip Flexibilities) e gli esercizi di respirazione polmonare e diaframmatica, aspetti che migliorano di gran lunga la qualità del suono, che associati agli esercizi di tecnica, contribuiscono alla crescita musicale di un buon Trombettista. Vari sono i metodi presenti in commercio, tra i più validi citiamo WARM – UPS di James STAMP e Metodo ASA (atmung stutze ansatz method) di Rolf QUINQUE.
 
Per ultimo, ma non meno importante, è la conoscenza delle parti che compongono il proprio strumento, una delle quali è il Bocchino. E’ molto importante conoscere le caratteristiche di un bocchino in quanto una scelta sbagliata può rallentare o addirittura compromettere la carriera.
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CONCLUSIONI

 

Per questi motivi, in sede di considerazioni finali, chi scrive si prende la libertà di consigliare una metodologia didattica che recuperi l’aderenza storica a cui si faceva cenno in precedenza: i due metodi analizzati, ribadiamo, sono al passo coi tempi in cui sono stati dati alle stampe, mentre da troppo tempo, nei luoghi deputati alla formazione musicale in Italia, si osserva un sostanziale e depauperante anacronismo, in termini di programmi di studio e di metodi di insegnamento (intesi sia come testi che come prassi), votati come sono alla linearità e alla ri-creazione, nell’accezione più negativa di «ennesima riproduzione di un progetto creato da terzi» senza che venga richiesto o incoraggiato l’intervento realmente creativo dell’allievo. Non è impossibile ipotizzare una metodologia che pur mantenendosi in linea con la tradizione accolga le novità introdotte da altri metodi con tutta probabilità, si potrebbe ottenere una pratica didattica da un lato efficiente e produttiva per gli insegnanti, dall’altro lato appagante ed emotivamente stimolante per gli allievi.
Personalmente ritengo che ogni metodo ha la sua importanza, ma un buon insegnante di strumento, qualsiasi esso sia, avrebbe bisogno inizialmente, di personalizzare un proprio metodo di insegnamento, in considerazione all’apprendimento dell’allievo e dalle qualità che lo caratterizzano.    

 
 

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